LA STORIA

Quella che segue è una breve sintesi dell’immensa ricerca storico-genealogica svolta a partire dal 2001 per sedici lunghi anni.

Sulla base dei documenti rinvenuti, setacciando antichi archivi, registri e manoscritti di ogni genere in diverse parti del territorio tosco emiliano, si può dire con certezza che il capostipite della mia stirpe corrisponda ad un uomo nato nella città di Prato intorno al 1330, avente il nome di Francesco Leoni. Faceva parte di quella famiglia di notai, in alcuni testi descritta come “Serleoni”, che si trasferì nel secolo successivo a Firenze.

Fu infatti suo nipote Gabriello a spostare la sua residenza nel capoluogo toscano a partire dal 1425.

Tra i notai presenti a Prato nel secolo XIV si segnala anche Clemente Leonis, ma il suo collegamento alla famiglia Leoni non può considerarsi certo, poiché tale cognome potrebbe soltanto riferirsi al patronimico, essendo tale individuo figlio di Leoni fu Bartolomeo. Il secolo XIV è da considerarsi la culla della stirpe Leoni, poiché andando indietro al 1200 non si trova alcun personaggio avente tale cognome, se si esclude il ramo genealogico di Bologna, avente origine dall’antica famiglia dei Geremei, estinto nel 1709.

Sulla nascita del cognome Leoni sono state fatte diverse ipotesi, anche leggendarie (come quella che vede Orlando, un bambino aggredito da un leone nella città di Firenze nel 1259), ma la più verosimile è quella che lega i Leoni ai Pierleoni.

Quella dei Pierleoni era un’antica famiglia romana, ricca e potente, che ebbe tra i propri rami diversi papi, podestà e politici importanti. Ebbene, diversi libri storici, tra cui “Genealogia degli illustrissimi Frangipani romani discesa dall’antica e nobilissima casa degli Anici, dei Leoni e dei Pierleoni” di Benedetto Pucci e “Nobiltà dell’Italia”, di Francesco Zazzera parlano direttamente della scissione dei Pierleoni in Leoni. In quest’ultimo, ad esempio, viene letteralmente riportato:

““..Da questi tempi in qua dopo andaron sempre gli uomini di questa famiglia fermandosi e dividendosi, perciò che altri presero il solo cognome de’Leoni, ….

La prova più evidente della trasformazione dei Pierleoni in Leoni si ha con la comparsa di Uguccione Pierleoni a Firenze nel 1213, trasferitosi per rivestire la carica di podestà. Nato Pierleoni e riportato su tutti i documenti come Uguccio Iohannis Petri Leonis, venne da quel momento trasformato semplicemente in Uguccione Leoni.

In fondo, cercando nell’intero universo letterario i primi personaggi Leoni della storia (così come inizialmente fatto agli albori della mia ricerca), si trova, nel 1153 un Petrus Leonis, che non deve considerarsi come Pietro Leoni, bensì come Pietro di Leone, nipote di Baruch, il capostipite dei Pierleoni. Antiche fonti, collegano inoltre i Pierleoni alla cosiddetta “Gens Anicia”, legame che farebbe risalire i primi individui agli anni 250 d.c. (Attio Insteio Tertullo) sul ramo materno, e al 380 d.c. (Aerobindo) su quello paterno.

Per tale ipotesi, si dovrebbe considerare il capostipite Pierleoni, Baruch, come corrispondente a Stefano di Massimo Pierleoni. L’intero albero genealogico degli Anici e Pierleoni, collegabile a quella dei Leoni è presente tra gli atti della mia ricerca e graficamente indicato tra le radici del mio dipinto genealogico.

Tornando al capostipite Francesco Leoni, classe 1330, i suoi discendenti si distribuirono nella città di Firenze ed andarono ad unirsi alle altre uniche due famiglie aventi lo stesso cognome, presenti nel capoluogo tra il 1450 e il 1600.

Ho visionato accuratamente tutti i registri battesimali della Chiesa di S.Maria in Fiore di Firenze, unica fonte presente all’epoca, in cui vennero celebrati i Sacramenti di tutti i cittadini, dai più umili e privi di cognome, fino ai personaggi illustri, come i Salviati, i Pazzi, i Medici e, tanto per citarne uno, alla famosa Gioconda, nata Lisa Camilla di Antonmaria Ghirardini.

Esistevano sostanzialmente tre famiglie: quella dei nobili di Roberto Leoni, estinta nel 1596 ed originaria della Val di Pesa, quella di Virginia Leoni, sposata Bonsi, estinta nel secolo XVII, vivente per un certo periodo a Pistoia ed infine quella dei notai pratesi, con il capostipite Francesco. Il secolo XVI è quello strategico in cui nacquero a Firenze i Leoni destinati ad emigrare durante la loro vita verso l’Appennino Tosco Emiliano.

La conferma di tale spostamento giunge da tre fattori: il ritrovamento degli stessi nominativi tra i registri dei morti di Premilcuore e in quelli delle nascite di Firenze, la presenza dello stemma dei Leoni raffigurante il Leone rampante con il giglio in mano nella zona di Spescia e la compravendita del podere “Casone” a Fantella dalla famiglia fiorentina dei Leoni.

Verosimilmente intorno al 1550, almeno cinque gruppi di Leoni si spostarono al di là del passo del Muraglione.

L’insediamento più importante, forse il primo, sicuramente l’unico a lasciare nel tempo la denominazione “Casa Leoni”, fu quello in cui visse la famiglia di Vicello (Vincenzo) Leoni con il figlio Filippo ed il nipote Vicello, nell’area al tempo conosciuta col nome di Bargi. Nella zona appartenente alla parrocchia di Fantella vissero invece le famiglie di Domenico e suo figlio Salustio, i cui discendenti si insediarono per quasi due secoli nel podere Casone.

Si tratta del gigantesco ramo che nei secoli successivi si spostò a Rocca San Casciano. Nel vicino podere Canova visse invece un altro ramo di Leoni. I fratelli Cesare e Flora, nati intorno al 1590 e figli di Filippo, ebbero in quel luogo diversi figli tra il 1623 e il 1649. Un'altra costruzione, quella di Montalto Vecchio, vide insediarsi un nucleo di Leoni che aveva tra i suoi membri diversi elementi con nome Fabio e Bartolomeo, gli stessi riscontrati tra i discendenti di Gabriello a Firenze.

Il miei primi antenati diretti sono invece quelli legati al ramo che si insedio’ a Monte Arsiccio, ovvero i cinque figli di Gianbattista Leoni, nati a inizio’600: Antonio, Domenico, Jacopo, Elisabetta e Vicello.

Gianbattista era quasi certamente figlio di quel Vicello fu Cecchino, morto a Premilcuore nel 1591, mentre Cecchino Leoni, fu Domenico, rinvenuto nei registri del paese romagnolo, dovrebbe essere lo stesso Francesco Leoni di Domenico nato a Firenze il 5 febbraio 1503.

Da Antonio di Gianbattista Leoni discesero gran parte di tutti i Leoni presenti oggi in terra romagnola. Suo figlio Giovanni si spostò a San Benedetto, dando vita al ramo genealogico che vide insediarsi nel podere “Pian di Luciano” un grande numero di persone intorno al 1700, mentre Battista, con i suoi figli Antinora, Giuseppe, Maria , Giovanni Giacomo e Carlo si spostarono a Monte di Sopra. Antonio Leoni, figlio di Giuseppe fu Battista, nacque a Premilcuore il 1 marzo 1716 e non conobbe mai suo padre, che scomparve appena due mesi dopo la sua nascita.Spostatosi nel podere Montale, ebbe quattro figli: Giuseppe, Maria Francesca, Maria e Luigi.

Di quest’ultimo, nato nel 1754, non è stato mai rinvenuto l’atto di Battesimo, poiché forse tale documento andò perduto tra quelli appartenenti alla vicina chiesa di Rio dei Campi. Un manoscritto datato 1784, rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Forlì, mostra un Luigi Leoni accolto dalla parrocchia di S.Lorenzo in Bastia (comunità di Portico), quindi migrato dall’area di Premilcuore.

L’anno successivo sposò a S.Godenzo Marianna Agatensi, mentre morì nel 1801, nel podere “Forno”, dopo aver generato i tre figli Antonio (1796), Giuseppe (1798) e Francesco (1800). Giuseppe scomparve in tenera età, mentre di Francesco si persero le proprie tracce.

Antonio ebbe il suo primogenito Francesco Luigi nel 1828. In realtà Artemisia ebbe un parto gemellare il 27 agosto del 1827, ma i piccoli vennero alla luce privi di vita, senza ricevere quindi alcun battesimo. Il 9 agosto 1830 nacque un altro figlio maschio, al quale venne attribuito il nome Francesco Gaspero.

Di fatto i due fratelli vennero semplicemente chiamati Luigi e Francesco, come risulta dal censimento effettuato a Portico nel 1841, sul quale venne specificato, oltre all’età dei bimbi (10 e 12 anni compiuti) il fatto che essi sapessero leggere e scrivere.

Tutti i membri della famiglia Leoni erano cittadini del Granducato di Toscana, non esistendo ancora, all'epoca, l'attuale Stato Italiano. Portico di Romagna inoltre fece parte della regione Toscana fino al 1923.

La frequenza del nome "Francesco" nella famiglia può essere giustificata dal fatto che entrambi gli sposi Antonio Leoni ed Artemisia Bandini ebbero un fratello con nome simile, forse scomparsi in tenera età, visto che di loro non si ebbe più notizia.

(successione delle generazioni Leoni sovrapposte al dipinto "the runner" di Corrado Leoni)

Anche la povera Artemisia non ebbe lunga vita e si spense il 5 gennaio del 1837; il marito Antonio si risposò nell’agosto dello stesso anno con un'altra Bandini: la quarantacinquenne Vermiglia, di professione "stiratrice". L’11 agosto del 1857 sposo’ infine Elisabetta Rustignoli, di 60 anni. Il figlio Luigi intraprese il mestiere di calzolaio e il 27 ottobre 1852 si sposò con Maria Calabri, di anni 23, casalinga (nel certificato di matrimonio veniva letteralmente indicato: “attende a casa”), la coppia non ebbe prole, anche perché purtroppo lo sposo morì a soli 37 anni di età, il 26 giugno 1865.

Suo fratello Francesco, merciaio, si unì invece in matrimonio il 16 luglio 1855 con Fortunata Gherardi, che fu registrata agli atti semplicemente come "possidente". Sei anni più tardi, alla nascita di uno dei suoi figli, il padre Francesco veniva definito come "lapidante", un curioso mestiere probabilmente relativo alla costruzione di lapidi funerarie.

All’epoca comunque non è da escludere che la famiglia si occupasse anche di attività tessile; un indizio è giunto ai giorni nostri dopo che, nel 1896, lo stesso Francesco denunciò il furto di foglie di gelso avvenuto presso la sua dimora di Casalabate. Le foglie di gelso erano utilizzate per l’allevamento dei bachi da seta. Rispettando ampiamente la alta crescita demografica del luogo quest’ultima coppia ebbe la bellezza di 18 figli: nell'arco di circa 26 anni Fortunata Gherardi ebbe 17 gravidanze, una delle quali gemellare.

Purtroppo soltanto la metà dei bambini sopravvisse all’alta mortalità infantile presente all’epoca. Tutti i dati anagrafici dei bambini è presente nella sezione del sito dedicata all’albero genealogico. Uno di loro, Luigi Leoni, nato nel 1865 era mio bisnonno. I miei trisnonni, dopo aver generato tutti quei figli, vissero per lunghi anni, ben oltre la media del periodo, perché Francesco si spense nel 1910 all'età di 79 anni, mentre la moglie scomparve sette anni prima, a 69 anni. Inoltre Francesco, all’età di 74 anni, con 8 figli e 15 nipoti viventi, si risposò con la sessantenne Maria Stella Fabbri, vedova di Giuseppe Chiarini.

Era il 3 novembre 1904. Fortunata Gherardi era di origini svizzere, suo nonno Domenico, figlio di Gerolamo, risultava appartenere a tale nazionalità nel censimento di Portico del 1841, quando viveva ancora, all’età di 81 anni, con la moglie Maddalena Tedaldi, il figlio Angelo (capo muratore), la nuora Lucia Monti (mercante di bestiame) ed i quattro nipoti Elisabetta, Gaudenzio, Domenico e la mia trisnonna Fortunata.

La famiglia Gherardi è quella tra i miei ascendenti diretti di cui si trova traccia più antica nella storia di Portico: Girolamo Gherardi, nato intorno al 1730, bisnonno della mia trisnonna, compariva come proprietario di una abitazione nella "Descrizione delle Proprietà della Comunità di Portico dell’anno 1770".

In quell’anno Luigi Leoni, sedicenne, risiedeva invece ancora nell’area confinante, quella di Premilcuore.